Introduzione a Ortho-Bionomy, l’approccio olistico del riequilibrio corporeo

Nel sempre più affollato panorama delle discipline olistiche, esiste una perla nascosta di cui, molto probabilmente (anzi, ne sono sicuro), non hai ancora sentito parlare. È difficile, infatti, imbattersi in pubblicità aggressive e martellanti che la sponsorizzano, così come in santoni infervorati che ne decantano le mirabolanti proprietà al cospetto di folle adoranti. Questa hidden gem, come direbbero gli inglesi, viene tramandata da persona a persona quasi sottovoce, come un fiore delicato o un fragile cristallo: che ci sia il timore che perda il significato profondo delle origini oppure che diventi, come spesso capita, troppo commerciale?

Sto parlando di Ortho-Bionomy. Un metodo di riequilibrio corporeo ideato dall’osteopata canadese Arthur Lincoln Pauls agli inizi degli anni Settanta. La sua diffusione in Italia e nel mondo risulta ancora piuttosto limitata, anche perché gli operatori attivi sono relativamente pochi, così come gli insegnanti certificati che si occupano della loro formazione.

Ma che cos’è Ortho-Bionomy, in poche parole?

Il suo fondatore, Arthur, lo ha definito così:

L’Ortho-Bionomy è un modo di essere, uno stato d’animo di compassione e d’amore.

Lo so, detta così può volere dire tutto o niente. Ma a quali parole ci potremmo mai affidare per mettere a fuoco un argomento così sfuggente, difficile da circoscrivere? Sarebbe come, per citare il libro di Gino Fioravanti, insegnante italiano di Ortho-Bionomy, voler definire la vita stessa.

Ortho-Bionomy è una terapia osteo-muscolare, un percorso di evoluzione personale, una filosofia di vita, oppure un po’ di tutte queste cose? Per dare una risposta convincente, sarebbe meglio vivere e sperimentare l’esperienza di Ortho-Bionomy in prima persona. Contattare un operatore, lasciarsi andare sul lettino e accogliere senza farsi troppe domande il cosiddetto “trattamento”. Tuttavia, non voglio darmi per vinto e, rimboccandomi le maniche, cercherò di spiegare a grandi linee che cos’è Ortho-Bionomy, come è nato, a chi si rivolge e quali benefici è in grado di offrire. 😉

Ortho-Bionomy: breve, illuminante storia

Il modo più semplice per comprendere Ortho-Bionomy è forse quello di partire dalla sua storia. Il fondatore Arthur Lincoln Pauls (1929 – 1997) è canadese e, prima di diventare osteopata, si dedica a svariate attività: lavora come tecnico nell’aeronautica canadese, insegna body building, suona il clarinetto. In seguito, lascia il Canada e si trasferisce in California, dove si mette a studiare fotografia e trova lavoro, a Hollywood, come assistente fotografo. Con la moglie si trasferisce successivamente in Inghilterra dove inizierà a studiare, e poi insegnare, la disciplina del judo.

Dal judo all’osteopatia il passo è breve. Le arti marziali, infatti, mettono a dura prova il fisico e non sono esenti da infortuni; perciò, Arthur sente il bisogno di imparare un metodo con cui possa “sistemare” sé stesso e i suoi allievi. A 35 anni, tenta la strada, non facile, dell’osteopatia.Nel corso degli studi, però, si accorge che qualcosa non va, che qualcosa (molto) può essere migliorato. La svolta si materializza quando viene a conoscenza del lavoro di un osteopata americano, un certo Lawrence Jones. La sua tecnica, conosciuta come “Spontaneous release by positioning”, consiste nel sistemare il paziente in una posizione comoda e non dolorosa e farla semplicemente mantenere per alcuni minuti.

Sand-dollar, il simbolo di Ortho-Bionomy

Entusiasta di questa scoperta, Arthur inizia così a mettere a punto il suo metodo che, nelle fasi iniziali, decide di chiamare “Phased reflex techniques”. Rispetto al lavoro di Jones, Arthur introduce la possibilità di intervenire attivamente sulle posizioni con risultati più rapidi ed efficaci. Se un tradizionale fisioterapista cerca di rilasciare tensioni e contratture muscolari attraverso l’allungamento dei muscoli coinvolti, l’osteopata canadese va alla ricerca, invece, di un maggiore accorciamento. Così facendo, il corpo reagisce in modo naturale, per riflesso, fino a ritrovare il suo equilibrio spontaneo. Inoltre, queste posizioni cosiddette antalgiche, cioè che non procurano il minimo dolore al paziente, risultano più efficaci se vengono “esagerate” volontariamente dall’operatore.

Da quel momento in poi, Arthur dedica la sua vita allo sviluppo e alla divulgazione della disciplina che prenderà il nome di Ortho-Bionomy.

Ma cosa significa, esattamente, la parola Ortho-Bionomy?

Ortho-Bionomy, il significato letterale

Il termine è composto da Ortho, dal greco orthos, che significa “corretto, giusto, diritto”, e da Bionomy, termine che sembrerebbe inglese, ma inglese non è. Bionomy, a sua volta, deriva da “bio”, che significa vita, e da “nomos”, altro termine greco che potremmo tradurre come legge.

Mettendo insieme il tutto, otteniamo come risultato “la corretta scienza che studia le leggi della vita”. Arthur Pauls, però, preferiva dare la seguente versione:

L’Ortho-Bionomy è corretta applicazione della legge scientifica della vita.

Dunque, Arthur sceglie questo termine, non di sua invenzione, per rimarcare l’importanza che le leggi naturali hanno sulla salute dell’uomo. Se queste leggi non vengono applicate in modo corretto, a livello corporeo, mentale ed esistenziale, diventa molto difficile vivere in armonia con l’ambiente che ci circonda.

La via dell’Ortho-Bionomy

Ortho-Bionomy, in sintesi, è un metodo che stimola l’autoguarigione del corpo, ne restituisce la naturale flessibilità e aiuta a recuperare modelli di movimento più sani e adatti alla propria struttura corporea. Inoltre, attraverso una serie di pratiche, esercizi e trattamenti, Ortho-Bionomy cerca di risvegliare un’adeguata sensibilità nel corpo affinché l’energia vitale possa fluire più liberamente.

Alla base del metodo c’è il noto principio secondo cui “a ogni azione corrisponde una reazione uguale e contraria”. Quando l’organismo raggiunge il punto massimo di chiusura, esso avverte il bisogno spontaneo di ritornare alla sua naturale apertura, senza forzature. Per entrare più nel concreto, se trovo una persona con una postura storta e disallineata, la invito con gli opportuni accorgimenti a esagerare tale postura. Se applico questa manovra con il giusto ritmo e il giusto dosaggio, in modo accogliente e non doloroso per la persona, ecco che il corpo riconosce “l’errore” e si attiva spontaneamente per correggerlo. L’operatore non deve fare nulla, si fa per dire, se non indicare alla persona la via giusta per autocorreggere il proprio disturbo e stare meglio.

Alla base di Ortho-Bionomy, inoltre, troviamo la libertà individuale e il rispetto di sé stessi e gli altri. Difficile trovare un operatore o un insegnante convinto di sapere che cosa sia giusto a priori, cosa sia il meglio. L’atteggiamento prevalente in Ortho-Bionomy è quello di sperimentare, seguire i bisogni naturali della persona, suggerire possibili percorsi di guarigione, senza alcun tipo di accanimento terapeutico, senza lasciarsi guidare da protocolli preimpostati e rigidi modelli di pensiero.

A livello operativo, Ortho-Bionomy si suddivide in sette fasi. Le fasi dalla 1 alla 4, definite come fase 4, riguardano l’applicazione del principio già citato di azione/reazione sul corpo fisico e, in particolare, il rilassamento muscolare e lo scioglimento delle tensioni più superficiali. La fase 5, invece, lavora sul piano energetico allo scopo di ottenere un rilassamento ancora più profondo. Le fasi 6 e 7 invece vanno a contattare il corpo aurico della persona, entrando così in una dimensione più emozionale. Grazie alla combinazione di tutte queste fasi, un trattamento di Ortho-Bionomy riesce così a entrare in contatto con tutti e tre i corpi contemporaneamente: fisico, energetico e aurico.

A chi si rivolge?

A tutti, direi. Poiché Ortho-Bionomy lavora sul dolore attraverso il non-dolore, poiché, più che terapia in senso stretto, si propone come un percorso di rieducazione ed evoluzione personale, chiunque può trarne benefici profondi. Ortho-Bionomy, da questo punto di vista, può diventare un percorso di apprendimento per un modello di vita e di pensiero più flessibile e adatto alle leggi naturali su cui si fonda l’esistenza. Diventa un’opportunità per risvegliare il proprio potenziale interiore e trasformare la propria visione del mondo, che sarà più libera e creativa.

Come dice Arthur:

Noi siamo qui per aiutare gli altri (e noi stessi) a trovare una migliore funzionalità della loro struttura. Infatti, la maggior parte degli esseri umani non è interessata ad avere una salute perfetta, ma piuttosto a possedere una funzionalità sufficiente per poter usare il corpo, il cuore e la mente per quello che amano fare.

In conclusione, Ortho-Bionomy si rivolge a tutte quelle persone che hanno bisogno di eliminare, o perlomeno alleviare, le tensioni muscolari, magari legate a una determinata patologia. Anche a chi, a causa dello stress o dello stile di vita, ha un sistema articolare rigido e bloccato. A tutte quelle persone che vogliono accrescere la propria sensibilità e ricercano il benessere naturale in tutti gli ambiti della vita.

Prima di lasciarti, volevo condividere queste belle parole di Gino Fioravanti, tratte dal suo libro, che a mio avviso riassumono alla perfezione lo spirito di Ortho-Bionomy:

L’Ortho-Bionomy è una delle tante strade che in questi ultimi decenni l’uomo ha ideato in risposta a ciò che di terribile succede nel mondo. Non è un’autostrada, piuttosto è simile a un sentiero di campagna dove la gente viaggia a piedi, ci si incontra per caso. Ci si chiede come mai ci si trova lì, ci si guarda attorno, ci si fa compagnia per un tratto, si ricomincia a sentire il soffiare del vento, si restituisce senso alla vita.

Lettura consigliata
Ortho-Bionomy, l’arte semplice dell’armonia psicofisica, Gino Fioravanti, Mediterranee, 2004


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By Capo Tribù

Aka Gianluca Riboni. Pensatore, personal fitness trainer ISSA, insegnante di Anukalana Yoga, leader di Yoga della Risata, scrittore e blogger (un po') incompreso. E soprattutto, sognatore a piede libero.

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