“L’umiltà è quella virtù che, quando la si ha, si crede di non averla.”
Mario Soldati
L’essere umile è una qualità che scarseggia nell’animo umano. Vuoi perché ci fa apparire deboli, vuoi perché la viviamo come una costrizione che limita e soffoca le nostre potenzialità di “grandezza”. D’altronde, la definizione data dal dizionario della lingua italiana di certo non aiuta: umile, infatti, viene definito come il contrario di nobile. Da attribuire a colui che è di origini modeste, povere, colui che nella vita deve accontentarsi (altra orribile parola) a causa delle sue limitate risorse a livello economico e sociale.
Secondo la Treccani, però, l’umiltà è anche:
Sentimento e conseguente comportamento improntato alla consapevolezza dei propri limiti e al distacco da ogni forma di orgoglio e sicurezza eccessivi di sé.
Ecco, allora: l’umiltà non è soltanto una condizione infelice e svantaggiosa imposta dalla vita, ma anche un atteggiamento interiore che possiamo perseguire e coltivare, per nostra libera scelta.
Una scelta libera, nostra, ma estremamente difficile.
Chi predica umiltà, come avviene per molte confessioni religiose, non viene tanto visto di buon occhio in una società come quella di oggi, perlopiù orientata al successo, al profitto e al consumo sfrenato. Al massimo puoi accumulare denaro e goderti tutte le comodità della vita moderna mantenendo un atteggiamento un po’ più sobrio, falsamente modesto, magari con un pizzico di gratitudine qua e là, quanto basta per fare i conti con la propria coscienza. Ma l’umiltà no, è vietata: l’umiltà è per chi pensa in piccolo, l’umiltà è per chi rimane chiuso nel proprio guscio e si accontenta di stare (magari meritatamente) lì dov’è. L’umiltà è l’anticamera dell’umiliazione, una comoda bandiera per chi manca di coraggio e si sottomette agli altri, mette in ombra il proprio valore e non muove un dito per cambiare le cose.
Quello che ti insegnano a scuola, per come l’ho vissuta io, non si discosta molto da questa concezione un po’ distorta di umiltà. A scuola, ti inculcano obbedienza e conformismo, devi stare al tuo posto, tranquillo, e fare quello che ti dicono, senza fiatare. L’umiltà, dal punto di vista pedagogico, prepara le giovani generazioni a trovare il loro pacifico posticino nella società, affinché l’ordine già costituito non venga turbato più di tanto. E siccome nessuno di noi vuole il caos e la violenza, ci va bene così. Ma l’umiltà, per come la vedo io, è qualcosa di profondamente diverso: non è quell’umiltà che ti fa abbassare la testa e rimanere passivo, bensì quella che, con rispetto, delicatezza e curiosità, stimola ad aprire gli occhi e a espandere la mente.
Facciamo qualche esempio.
Vogliamo parlare della politica? Che fine farebbe un politico che abbia dell’umiltà il suo tratto distintivo? Un politico magari dedito all’ascolto, al dialogo, alla riflessione e all’azione condivisa? Un politico che riconosca i suoi errori, accolga i suoi limiti e parli onestamente ai suoi elettori? Non è questo che vogliamo, d’altronde. Da un politico ci aspettiamo discorsi vigorosi, trionfali, da un politico ci aspettiamo, sempre e comunque, posizioni nette e solide come il granito. Gli errori si nascondono e si minimizzano, gli avversari si attaccano e si demoliscono. Un politico eccessivamente umile verrebbe mangiato vivo e, se per caso dovesse sopravvivere, magari “dietro le quinte”, sarebbe considerato un debole, un pusillanime, un doppiogiochista.
Nelle aziende le cose non vanno meglio, temo. Per chi vuole fare carriera e scalare i vertici, presunzione e arroganza sono in pendant con la giacca e la cravatta. Per guidare un’azienda e ottenere risultati di rilievo, occorrono persone decise, forti, che sappiano prendere la decisione giusta al momento giusto, che sappiano imporre con fermezza visioni e strategie. Non è certo un caso che alcune aziende famose e di grande successo siano state lanciate da personalità forti, debordanti, sicure di sé, con un ego talmente smisurato da rasentare la megalomania.

C’è ancora posto, per l’umiltà, nella società di oggi?
L’arroganza, in vari dosaggi, è presente un po’ ovunque. Noi tutti pensiamo di sapere quello che c’è da sapere, abbiamo le nostre convinzioni e guai a chi ce le tocca. Noi tutti passiamo gran parte delle nostre giornate a cercare di avere ragione, a cercare le prove inconfutabili che abbiamo ragione e abbiamo una paura tremenda, insopportabile, di avere torto. E anche le persone più intelligenti e istruite non ne sono immuni: alcune di loro, magari, potrebbero pensare di aver raggiunto un livello “superiore” rispetto agli altri, arrogandosi il diritto di imporre il loro punto di vista (se ti capita di guardare qualche talk show in televisione, capisci subito di che cosa sto parlando). L’arroganza è parte integrante della mente umana. Perché è la mente che costruisce faticosamente la sua realtà e, dal momento che la considera come un regno di cui è la sovrana indiscussa, farà di tutto per difenderla e tenerla in vita. Anche parlare di umiltà in questo modo, lo riconosco, può suonare un po’ arrogante, e chiedo umilmente perdono.
L’arroganza è parte integrante della mente umana. Perché è la mente che costruisce faticosamente la sua realtà e, dal momento che la considera come un regno di cui è la sovrana indiscussa, farà di tutto per difenderla e tenerla in vita.
Dunque, come abbiamo visto, anche l’umiltà per così dire buona non va affatto di moda in questi tempi. Persone megalomani, gonfie di ego e inconsapevoli dei propri limiti, brillano nel successo e assumono il comando di aziende, istituzioni e perfino paesi, facendo così credere che l’umiltà sia un atteggiamento perdente, pronto a “crollare” al primo scossone o alla prima avvisaglia di tempesta.
Eppure, e vengo al punto, l’umiltà ha un tremendo potere nascosto. L’umiltà, da quello che ho capito e imparato nel corso degli anni, è un eccezionale moltiplicatore di opportunità. Uno sguardo umile e curioso, ma non arrendevole e sottomesso, apre le porte alla conoscenza e alla saggezza. Un atteggiamento umile, che non ha paura di dubitare e mettere in discussione le proprie certezze, permette di ampliare il proprio orizzonte di pensiero e di azione, e scoprire possibilità inimmaginabili. È come quando fai una passeggiata in montagna e non ti accontenti del primo scorcio di panorama che incontri durante il cammino: decidi di proseguire, fare fatica, affrontando ostacoli e salite, per poi scoprire altri paesaggi meravigliosi che, altrimenti, avresti perso per sempre.
L’umiltà è un eccezionale moltiplicatore di opportunità. Apre le porte alla conoscenza e alla saggezza.
L’essere umile, naturalmente, non significa che va bene tutto, che bisogna rinunciare ai filtri del pensiero critico, che devi cambiare idea ogni cinque minuti o diventare più malleabile di un pongo. Come dice la definizione della Treccani, essere umili significa riconoscere i propri limiti e non lasciarsi imprigionare dalle proprie certezze. Essere umili significa scendere dal proprio piedistallo e riconoscere che esistono altre vie, altre possibilità, oltre a quelle che sono già state tracciate nella nostra vita. Essere umili significa che non abbiamo sempre ragione e possiamo arricchirci e crescere come persone accogliendo nuovi punti di vista e sperimentando soluzioni diverse.
Essere umili richiede un certo coraggio, non soltanto perché bisogna fare i conti con il proprio orgoglio, riconoscere errori e mancanze ed essere disposti ad abbandonare il proprio ingombrante bagaglio di certezze e convinzioni. Ci vuole tanto coraggio perché bisogna anche imparare ad andare controcorrente, a stare in silenzio quando gli altri urlano, a spalancare gli occhi quando gli altri smettono di vedere. Inoltre, essere umili è una condizione difficile da mantenere, perché l’umiltà può sfociare all’improvviso nel vanto, nell’autocompiacimento, e ritornare arroganza.
L’umiltà richiede una quantità mostruosa di equilibrio, è un’arte degna del migliore funambolo. Però essere umili è anche estremamente, oscenamente liberatorio.
Se sei umile in modo autentico, allora è molto probabile che tu non sappia veramente di esserlo. L’umiltà richiede una quantità mostruosa di equilibrio, è un’arte degna del migliore funambolo. Però essere umili è anche estremamente, oscenamente liberatorio. L’umiltà ti libera dal fardello della perfezione, è una cura dimagrante per il tuo ego. L’umiltà ti mette davanti al mondo per come è e non per come dovrebbe essere. Ti concede l’opportunità di esplorare in lungo e in largo, con il sacrosanto diritto all’errore e alla caduta e al perdono. L’umiltà è un abito che sta comodo a tutti: magari non ti farà diventare un nababbo, né una celebrità, ma ti farà sentire decisamente più leggero, porterà una mole impressionante di significato nella tua esistenza e, ogni volta che ti sentirai perso, senza sapere dove andare, ti aiuterà, sempre umilmente, a ritrovare la strada.