Anukalana Yoga, la respirazione articolare

Se c’è una tecnica in grado di cambiare radicalmente il tuo modo di praticare Yoga (in meglio, si intende), questa è proprio Pavana Sandhi, ovvero la “respirazione purificatrice delle giunture”.

La respirazione articolare si è sviluppata grazie all’integrazione delle pratiche taoiste come il Tai Chi e il Qi Gong e delle più moderne ricerche in ambito di anatomia e fisiologia. Insieme al rilassamento organismico e alla respirazione organismica, è una delle principali tecniche che rende così speciale lo yoga di Anukalana.

Tra i tanti benefici che vedremo tra poco, l’effetto più potente è senza dubbio la guarigione spontanea delle articolazioni, le quali, come ben sappiamo, sono particolarmente soggette a infiammazioni, irrigidimento e conseguente perdita di mobilità.

In questo articolo, scopriremo che cos’è esattamente la respirazione articolare, quali sono i vantaggi e come introdurla in modo efficace nella pratica dello yoga.

 

Che cos’è Pavana Sandhi, o respirazione articolare

Pavana è un termine sanscrito che significa respiro, brezza, aria vitale, mentre Sandhi lo si può tradurre come giuntura, congiunzione, connessione. Pavana Sandhi diventa così “la respirazione purificatrice delle giunture” o, in forma più abbreviata, respirazione articolare.

Si tratta di una tecnica molto sofisticata e profonda che possiamo introdurre durante la pratica delle asana, cioè quando manteniamo le posizioni statiche sul tappetino. In che cosa consiste? Una volta entrati in una posizione, a prescindere dal suo livello di complessità, si ammorbidiscono consapevolmente tutte le giunture durante l’espirazione e le si attivano durante l’inspirazione.

In altre parole, grazie al respiro, permettiamo a tutte le articolazioni di rilassarsi in modo simultaneo quando mandiamo fuori l’aria, per poi riallungare i vari segmenti corporei quando l’aria viene inspirata.

Il risultato che si ottiene è una sorta di pulsazione ipnotica in grado di “massaggiare” le articolazioni togliendo tensione e rigidità e permettendo di mantenere le asana in modo più confortevole e sicuro.

 

Quali sono i vantaggi

Le articolazioni sono come dei “giunti” che connettono i vari segmenti corporei e ne permettono il movimento, ma anche la stabilizzazione. Ce ne sono vari tipi e con diversi gradi di mobilità, ma una cosa è certa: le giunture, non essendo vascolarizzate, hanno bisogno del movimento per essere lubrificate, nutrite e mantenute in salute.

Se è vero che l’attività fisica eccessiva può stressare, infiammare e usurare le articolazioni, la stessa cosa si può dire della sedentarietà. In mancanza di movimento, le giunture si irrigidiscono e perdono il proprio ROM, vale a dire il raggio ottimale di movimento. Il ROM è di fondamentale importanza perché permette di far lavorare i muscoli sfruttando al massimo le loro fibre. Di solito, una buona mobilità è sinonimo anche di buona stabilità, e quest’ultima garantisce un assetto posturale equilibrato con una riduzione degli infortuni e un miglioramento generale delle capacità motorie. Da qui si genera un circolo virtuoso che, grazie all’assenza di dolori e infortuni e a un sempre maggiore livello di libertà, non può che salvaguardare la salute delle articolazioni a lungo termine.

Da questo punto di vista, i vantaggi della respirazione articolare sono davvero numerosi e già mi annoio soltanto all’idea di doverli elencare tutti. 😉

 

  • Flessibilità e allungamento ottimale. Grazie a questa tecnica, diamo al corpo la possibilità di ritrovare la sua naturale apertura e mobilità senza sovraccaricare le articolazioni, ristabilendo così l’equilibrio delle forze muscolari. In altre parole, anche nelle posizioni più statiche si garantisce quel minimo di movimento necessario a lubrificare e nutrire le giunture.
  • Prevenzione degli infortuni. In Anukalana l’allungamento non viene mai forzato ma tutti i segmenti corporei “partecipano” al mantenimento della posizione. Ciò significa rispettare l’equilibrio muscolare attraverso il movimento continuo e ridurre in modo significativo il rischio di infortuni causati da allungamenti impropri o eccessivi.
  • Pompaggio energetico. L’energia sottile tende a bloccarsi e ristagnare proprio nelle giunture, soprattutto quando si arriva a “fine corsa”. Rilassando e riattivando l’articolazione attraverso il respiro, permettiamo all’energia di sbloccarsi e fluire liberamente e in modo ottimale all’interno dell’organismo.
  • Fluidità. La respirazione articolare permette di portare fluidità e movimento anche nelle posizioni statiche come quello dello Yoga, risvegliando così il fattore liquido che è governato da Svadhisthana Chakra. In questo modo, il Vyana Prana regolato proprio da questo chakra viene pompato in tutto il corpo, garantendo la salute delle strutture articolari e portando energia laddove ne abbiamo più bisogno.
  • Scivolamento fasciale. Attraverso il movimento continuo le fasce muscolari sono “invitate” a scorrere le une sulle altre: ciò favorisce la mobilità e il sano allungamento.
  • Circolazione e drenaggio facilitati. Pavana Sandhi è in grado di stimolare la circolazione sanguigna periferica agendo come una “pompa idraulica” e favorendo così il ritorno venoso. La stessa cosa si applica alla circolazione linfatica, dove si ottiene un drenaggio efficace dei tessuti dagli scarti e dalle tossine.
  • Il movimento come base della vita. Di fatto, è impossibile rimanere immobili. Anche quando siamo “fermi” nelle asana, il nostro organismo è continuamente attivo e in movimento (basti pensare solo all’attività incessante di cuore, polmoni, organi interni e sistema nervoso). Grazie alla respirazione articolare, quindi, possiamo praticare lo yoga rispettando quella tendenza naturale al movimento che è parte di noi.
  • Stabilità fluida. La respirazione articolare è un valido aiuto per i principianti che hanno difficoltà a raggiungere e soprattutto mantenere le posizioni dello Yoga. In particolare, si impara a riadattare continuamente la postura via via che il corpo viene “sfidato” attraverso nuovi allineamenti ed equilibri di forze.
  • Allungamento morbido. Con Anukalana si tende ad evitare ogni tipo di tensione, in quanto quest’ultima induce l’organismo a irrigidirsi come meccanismo di difesa. Con la respirazione articolare, per l’appunto, è possibile aprirsi e allungarsi in modo morbido ed efficace, senza mai sentire la “minaccia” di essere in pericolo.
  • Allineamento ottimale. In una posizione più morbida e “allentata”, è possibile riadattare continuamente il proprio allineamento fino a trovare quello più adatto alla natura soggettiva del proprio corpo. In altre parole, saranno le asana che si adattano a noi e a come siamo fatti, e non viceversa.
  • Effetto ipnotico. Portando continuamente l’attenzione sulle giunture, si crea un potente effetto ipnotico capace di svuotare e rilassare la mente. Aumenta così la propria consapevolezza corporea e la pratica si può trasformare in una vera e propria meditazione.
  • Fluida stabilità. Le asana possono essere mantenute più a lungo e con minore sforzo, donando una sensazione generale di fluidità anche durante gli allungamenti più intensi.
  • Integrità. Portando l’attenzione sulle giunture, si sviluppa la capacità del corpo di coordinare e far collaborare i vari segmenti corporei. Rimane così una sensazione di integrazione e omogeneità che si riflette anche sul piano mentale.

 

Come mettere in pratica la respirazione articolare

Il primo passo è quello di prendere consapevolezza di ogni articolazione (o perlomeno quelle principali) e poi farle “respirare” nel modo corretto. Per le prime volte, sono molto utili le posizioni in piedi, come tadasana (la posizione della montagna) o una versione semplificata dei guerrieri.

All’inizio, si può lavorare su ogni giuntura singolarmente, magari partendo da quelle più semplici, come per esempio le dita delle mani, per poi gestire la respirazione articolare in modo simultaneo su tutte le giunture. Per i principianti, accentuare o amplificare l’ampiezza del movimento può essere di aiuto, purché, col tempo, si riesca a trovare la giusta “calibrazione”. La respirazione articolare, infatti, non è un movimento puramente meccanico di chiusura e apertura delle articolazioni, ma un alternarsi armonico di rilassamento e attivazione.

In altre parole, ammorbidire un’articolazione significa abbandonarla, lasciarla andare, mantenerla rilassata come faremmo in una situazione di riposo. Attivarla, invece, non significa semplicemente “muoverla”, ma è come se la riempissimo dell’energia portata dal respiro.

Pavana Sandhi, di conseguenza, richiede particolare cura e sensibilità, e non andrebbe mai praticata in modo brusco e vigoroso. Di seguito, qualche consiglio utile per cogliere a pieno tutti i benefici.

 

  • Durante la pratica è sempre il respiro che guida il movimento, e mai il contrario. Per questo motivo ogni giuntura si rilassa soltanto dopo che iniziamo a espirare e, in modo speculare, si attiva dopo che è iniziata l’inspirazione.
  • Il respiro, teoricamente, non dovrebbe farsi sentire e bisognerebbe fare in modo che sia sempre spontaneo, profondo e soprattutto lento.
  • Le articolazioni, a meno che non si siano raggiunti livelli avanzati nella pratica di Anukalana, si ammorbidiscono e arrivano tutte alla massima estensione simultaneamente, in una continua ricerca di omogeneità e integrazione durante le asana.
  • Le asana andrebbero raggiunte per gradi. Quindi, è consigliabile non arrivare subito al massimo allungamento durante una posizione, ma conquistarlo poco per volta grazie alla respirazione articolare.
  • Pavana Sandhi richiede il movimento minimo indispensabile delle giunture. Idealmente, uno spettatore esterno che ci guarda praticare non dovrebbe notare che le giunture e gli arti si stanno muovendo.
  • In generale, meglio praticare in modo lento per poter sentire ogni sensazione e concentrarsi al meglio su ogni singola giuntura.

 

Come abbiamo visto, la respirazione articolare è una tecnica semplice e alla portata di tutti, ma che potrebbe risultare poco intuitiva per chi ha difficoltà a “lasciare andare” oppure è abituato a mantenere le posizioni con la sola forza o ricercando a tutti i costi la massima immobilità. Col tempo e con la pratica, però, Pavana Sandhi può diventare davvero uno strumento potente che farà passare la tua pratica a un nuovo livello di profondità, efficacia e consapevolezza.

Perché le tue articolazioni possono respirare e hanno bisogno di farlo. Quindi, che cosa aspetti? Porta lì il tuo respiro.

 

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By Capo Tribù

Aka Gianluca Riboni. Pensatore, personal fitness trainer ISSA, insegnante di Anukalana Yoga, leader di Yoga della Risata, scrittore e blogger (un po') incompreso. E soprattutto, sognatore a piede libero.

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